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La crisi d'impresa vista da tre categorie

Se per gli avvocati la riforma del codice delle crisi d’impresa può portare ad una limitazione degli spazi di azione, per i dottori commercialisti si aprono nuove prospettive di lavoro. Essi infatti potranno beneficiare dell’ampliamento degli obblighi di revisione anche a società fino ad oggi escluse, mentre gli avvocati devono indurre il Governo a far marcia indietro sulla mancata previsione di difesa tecnica nei casi di proposta di concordato per i debitori in stato di sovraindebitamento.
Sia la categoria dei commercialisti che quella degli avvocati entra però a far parte del nuovo albo nazionale da cui l’autorità giudiziaria potrà attingere per affidare gli incarichi di curatore, commissario giudiziale o liquidatore. Sono stati esclusi da questo compito i consulenti del lavoro, che reclamano il loro diritto a farvi parte.

COMMERCIALISTI

Il coinvolgimento della categoria dei commercialisti è molto ampio: : il sindaco unico sarebbe obbligatorio, secondo le stime di Bankitalia, in oltre 180mila aziende, per gli Ocri (organismi di composizione delle crisi di imprese) da attivare ai primi segnali di allerta potrebbero servire dai 180mila ai 210mila esperti, a fronte di 60-70mila imprese colpite dal procedimento di allerta. «I commercialisti potranno assumere anche l’incarico di attestatori» spiega Andrea Foschi, che nel Consiglio nazionale ha la delega per le crisi e il risanamento di impresa - ed entreranno in gioco se l’azienda che ha sviluppato indici di rischio allarmanti decide comunque di non attivare il procedimento presso l’Ocri».  «In questo caso è obbligatoria, appunto, l’attestazione di un professionista indipendente che si farà carico di responsabilità penali e civili». Dal Consiglio nazionale dei commercialisti è arrivata la preoccupazione per questa massa di incarichi. In audizione quindi il 4 dicembre il Cndcec ha chiesto un’entrata in vigore scaglionata. «Serve più tempo per le imprese sotto i 5 milioni di fatturato» precisa Foschi. Secondo i commercialisti occorrerebbe almeno un anno in più per la nomina dei sindaci e 18 mesi (in aggiunta agli attuali 18 validi per tutti) per far scattare le nuove procedure di allerta anche per loro.

AVVOCATI

Per la categoria forense invece c’è la richiesta di eliminare dalla norma relativa alle imprese in stato di sovraindebitamento il divieto di farsi assistere da un difensore.
«Va considerato - sottolinea Carlo Orlando, consigliere del Cnf - che quelle procedure si concludono di solito con un procedimento giurisdizionale, per cui non si può escludere la difesa tecnica. Eppoi, la legge delega non dice nulla al riguardo». Altro aspetto delicato è l’istituzione degli Ocri. «Sono - aggiunge Orlando - nuovi contenitori che dovranno garantire la massima riservatezza. La commissione Rordorf, che ha lavorato alla riforma, aveva previsto che le procedure di allerta venissero trattate dalle attuali camere di compensazione, che funzionano bene».

CONSULENTI DEL LAVORO

I consulenti del lavoro sono stati esclusi dall’albo dei commissari giudiziari e curatori, decisione non apprezzata dalla categoria. «Tra i principi della legge delega - afferma Sergio Giorgini, vicepresidente del Consiglio nazionale della categoria - c’è la tutela dell’occupazione e del reddito dei lavoratori delle imprese in crisi. Il consulente del lavoro ha le competenze per intervenire. Dunque, abbiamo i titoli per stare nell’albo. Il decreto, invece, si rifà a requisiti fissati nel 1946. Ma a quell’epoca non c’era alcuna normativa sulla tutela dei diritti dei lavoratori».